IL BURKA ROVESCIATO
Per una diversa sensibilità femminile
Nessuno poteva immaginare quello che, poi, ci avrebbe fatto scoprire la guerra in Afghanistan. Vedere donne girare, come spettri, per le sterrate vie della città, tutte uguali, tutte assolutamente informi, senza occhi, senza labbra, senza gambe, senza mani, senza alcuna bellezza. Solo lenzuola colorate per fantasmi senza colori, in mezzo ad un esercito maschile di assatanati dall'idea del peccato, naturalmente rappresentato dalla provocazione femminile.
Giustamente tutti i giornali, la televisione ed ogni mezzo di comunicazione hanno additato al ludibrio mondiale questa situazione terribile di violazione dei diritti umani, una cultura così selvaggiamente imposta, in nome di Allah.Nessuno poteva immaginare quello che, poi, ci avrebbe fatto scoprire la guerra in Afghanistan. Vedere donne girare, come spettri, per le sterrate vie della città, tutte uguali, tutte assolutamente informi, senza occhi, senza labbra, senza gambe, senza mani, senza alcuna bellezza. Solo lenzuola colorate per fantasmi senza colori, in mezzo ad un esercito maschile di assatanati dall'idea del peccato, naturalmente rappresentato dalla provocazione femminile.
Ma, siccome nella mia testa s'aggira oggi, come un diavoletto, lo spirito del contro-canto, non penso piuttosto alle donne dei talebani, ma a quelle di casa nostra. Non c'è una sola trasmissione che non si avvalga di fanciulle sculettanti, magari a mimare uno spogliarello, o due spogliarelli, infiniti spogliarelli, senza scandalizzarcene e senza che nessun movimento di liberazione delle donne si accorga di quale grave livello di mercificazione abbia raggiunto il corpo femminile, un corpo privo di sensibilità, grazia e intelligenza; carne fresca da azzannare senza ritegno; seni e rotondità, contornati da sorridente disponibilità alle voglie dell'uomo; invito alla sessualità senza amore, per annegare in questa sorta di attività ginnica, una vocazione fondamentalmente umana.
Ed allora io mi chiedo. Chiedo a tutti voi. Possono bastare le ricorrenti feste della donna, per dire che le donne siano andate avanti? Certo che no, soprattutto se condite di grandi affollamenti ai ristoranti, dove se non si prenota non si trova neanche un posto, e di lunghe file dei mariti - ogni tipo di mariti, per intenderci - pronti a regalare, nel giorno dedicato alla donna, la delicatissima mimosa. E' proprio una festa in grande stile, quella dedicata alla donna, come la festa della mamma, del papà "Buton", del nonno, della nonna, del figlio, della suocera, dell'amico e via festeggiando, che sicuramente ci hanno regalato ed ancor più ci regaleranno le industrie del benessere, che "pensano a tutto loro". Anche se questo mio saltellante diavoletto si diverte, per farmi soffrire, a ricordarmi che ben altro significato aveva un giorno questo giorno, e che la spinta di una volta al riscatto rischia ora di andare perduta nel frastuono della società dei consumi.
Certo io sono un maschietto, e qualche donna - parliamo di quelle "impegnate" - potrebbe dirmi: "Questa lotta è nostra e ce la gestiamo noi. Tu che c'entri? Anzi sicuramente tu sei uno di quelli che si divertono a vedere le belle puledrine sgroppare sotto i riflettori televisivi, alla ricerca della propria affermazione".
Touché. Certo se la ride il mio diavoletto mentre pensa a come ci piace, a me e a lui, guardare corpi giovanili flessuosi come il giunco; eppure non rinuncio a dissentire e, se dite che la lotta è tutta vostra, perché le frustrazioni e le oppressioni subite vi fanno uniche interpreti del pensiero femminile, e non avete voglia alcuna di confondervi con gli uomini, io rispondo che non è giusto così. Esistono nel mondo altri soggetti, marginali e non, che subiscono frustazioni nella nostra società. Pertanto, sarebbe forse opportuno riflettere maggiormente sulla necessità di collegarsi a tutti coloro che nel mondo lottano per abbattere i muri dell'emarginazione, dello sfruttamento, del soggiogamento e dell'ignoranza.
Sicuramente faremo tutti un grande passo avanti quando le donne, ancor più di oggi, decideranno, con la loro carica dirompente e liberatrice, di dare il proprio contributo al processo di emancipazione generale della società. Quindi toccherebbe soprattutto alla donne denunciare, molto più di quanto non abbiano fatto finora, certi comportamenti zuccherosi e stolidi delle donnine di carne, che compaiono ogni giorno in TV, a rappresentare una sorta di burka rovesciato, con conseguenze negative sull'educazione di ragazzine e giovani ed incitamento alle molestie sessuali e, perfino, allo stupro.
Ma occorre subito aggiungere che la strumentalizzazione della donna, fin nelle sue parti più intime e personali, non può portarci ad accettare, per converso, una concezione di frigidità politica e culturale. La nostra società mercantile ha già abbondantemente raggiunto il suo scopo di ottenere una modificazione delle abitudini e dei modelli esistenziali dell'uomo (e della donna, ovviamente!), facendoci diventare dei consumatori molto prima di essere uomini (e donne, naturalmente!). Il significato dell'impegno femminile nella società non può, quindi, essere la rinuncia alle peculiari prerogative culturali e biologiche ma, al contrario, un arricchimento della società, con la propria presenza.
L'apporto delle donne è senz'altro utile alla società, al fine di aumentare il nostro grado di vita e bellezza, in diminuzione via via che prevalgono i sentimenti di distruttività ed aggressività. Se il corpo è bellezza e comunicazione, l'uomo ha meno bellezza e minore comunicazione, avendo "puntato", nelle varie epoche storiche, tutte le sue carte sulla forza e sulla brutalità. La comunicazione del sesso maschile filtra faticosamente attraverso le difese psicologiche e gestuali. Le donne comunicano di più perché si donano di più. Le donne si baciano tranquillamente ed affettuosamente in pubblico, si prendono per mano; laddove gli uomini stanno più in guardia e mostrano il proprio corpo come durezza, non come donazione. Allora, in una società così ansiosa e quasi priva d'amore, non certamente quello maschile è il modello da imitare.
Ma da qui, ce ne passa a condividere certe logiche "della separatezza", che vorrebbero che le donne "si rinforzassero", discutendo, organizzandosi e lottando da sole, prima di immergersi nella società degli uomini. In un tempo in cui si ricerca l'integrazione di ogni diversità, sembra inopportuno imparare a nuotare fuori dall'acqua, per poi buttarsi nel grande mare. Più assurdo ancora mi sembra privare la società - entro la quale vi sono uomini che si battono, seppure con difficoltà, per affermare valori appartenenti al mondo femminile - dello sconvolgente apporto culturale e d'impegno delle donne.
L'opzione da evitare, tuttavia, occorre dirlo con chiarezza, è fare politica alla maniera degli uomini o starne fuori. Non certamente possono essere considerate donne quelle che s'impegnano nella società con l'aggressività ed il protagonismo propri degli uomini. L'impegno delle donne nella società e nella politica è l'apporto più rivoluzionario che possa essere dato alla civiltà del Terzo Millennio. Disperderlo, per residui di separatezza o complessi d'inferiorità, significa non avere inteso l'essenzialità di questa esigenza sociale.